La guerra in Ucraina mette in allarme la Martini: l'80% dei mangimi arriva dal Mar Nero - LinkOristano
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La guerra in Ucraina mette in allarme la Martini: l’80% dei mangimi arriva dal Mar Nero

Timori sul futuro dell'azienda e per la zootecnia sarda

Oristano porto martini
Lo stabilimento Martini al porto di Oristano

Santa Giusta

Timori sul futuro dell’azienda e per la zootecnia sarda

L’80% dei cereali e non solo importati in Sardegna dal gruppo Martini, che da tanti anni ha uno stabilimento nel porto di Oristano, arriva dal Mar Nero, quindi anche da Russia e Ucraina. Numeri che fanno capire quanto il conflitto armato che sta interessando in questi giorni l’Europa dell’Est sia destinato a incidere pesantemente sulla zootecnia isolana.

“Per la Sardegna questo è davvero un grande problema”, ha dichiarato il responsabile dell’unità produttiva della Martini in Sardegna, Angelo Licheri. “Nell’isola l’alimentazione animale è prevalentemente importata. Noi ci occupiamo di commercializzare i cereali all’arrivo, ma anche di trasformarli in mangimi composti, per poi venderli”. A farla da padrone tra i prodotti importati è il mais, ma non vanno dimenticate anche altre materie prime come orzo, piselli e barbabietole.

Nell’isola il gruppo Martini ha una trentina di dipendenti, considerando l’indotto però l’azienda dà lavoro in Sardegna in totale a un centinaio di persone.

“Le forniture”, ha spiegato Licheri, “vengono programmate con largo anticipo. I problemi seri non tarderanno ad arrivare, perché il tempo passa e le merci si consumano. Oggi Russia e Ucraina sono i maggiori esportatori. Siamo quasi totalmente dipendenti da questo mercato e non abbiamo grandi alternative a disposizione. È una situazione preoccupante, perché gli animali devono mangiare”.

La guerra e il blocco delle attività in Ucraina, ma anche le sanzioni economiche per la Russia, non fanno altro che accrescere i grandi problemi attraversati dal settore. “Si prevedono mesi duri”, ha dichiarato ancora il responsabile dell’unità produttiva della Martini in Sardegna, “abbiamo ancora giacenze, ma dobbiamo capire come gestirle, non sapendo se arriveranno nuove forniture. Al momento nessuno può sbilanciarsi. Stiamo attraversando una situazione ingestibile. Penso che la politica locale potrà fare ben poco, è un problema troppo grande per tutti”.

Lunedì, 28 febbraio 2022

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