"In provincia di Oristano 45 mila persone senza il medico di base". Drammatica denuncia - LinkOristano
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“In provincia di Oristano 45 mila persone senza il medico di base”. Drammatica denuncia

Il presidente dell'Ordine Antonio Sulis in Regione

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Il presidente dell’Ordine Antonio Sulis in Regione

In provincia di Oristano 45 mila persone non hanno più il medico di base. La drammatica denuncia arriva dal presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Oristano Antonio Sulis ed è stata formulata stamane nel corso di un’audizione da parte della Commissione Sanità del Consiglio regionale della Sardegna che ha sentito i rappresentanti degli Ordini dei medici e dei sindacati di medicina generale dell’isola.

“Quarantacinquemila pazienti sono senza medico di base, un terzo della popolazione provinciale”, ha ribadito Antonio Sulis. “Questo significa che sull’ospedale San Martino si rovescia un carico improprio, che ha fatto collassare i reparti di Medicina e Chirurgia”.

“Poco sappiamo”, ha aggiunto il presidente Sulis, “delle reali capacità dei medici gettonisti, che non possono certificare l’assenza dal lavoro, sono pagati tanto per codici bianchi e verdi e questo genera un senso di ingiustizia tra colleghi”.

Sulis ha denunciato anche il problema dei medici in carcere (“non ce ne sono”) e della mancanza di una guardia medica in città.

La situazione dell’ospedale di Oristano. Al San Martino il reparto maggiormente in sofferenza è quello di Medicina. “I medici rimasti”, ha detto Sulis stamane a Cagliari, “sono solamente cinque, compreso il responsabile, che pertanto è costretto più volte a fare anche turni di guardia”. Lo stesso presidente dell’Ordine dei medici ha spiegato che in passato i posti letto erano 58, oggi sono 25 e sono destinati a scendere a 16, lamentando condizioni di lavoro “estremamente difficili”, tanto che sono state “numerose le richieste di mobilità verso altre sedi”. E, a causa della carenza di personale, Sulis ha denunciato che in questo momento non è ancora possibile avere le ferie estive.

Per quanto riguarda la Radiologia, Sulis ha sottolineato la presenza di un macchinario TC in servizio dal 2011, il più obsoleto in Sardegna, tra i principali ospedali. Inoltre il presidente dei medici oristanesi ha posto l’accento sulla chiusura delle liste esterne di TAC ed RM, che determina “liste d’attesa lunghissime che poi si ripercuotono sui vari iter diagnostici e terapeutici, soprattutto per i pazienti oncologici (follow-up) infatti abbiamo enormi difficoltà in vari PDTA”. Nella Radiologia territoriale, invece, manca la risonanza magnetica per poter completare l’iter diagnostico senologico ed è stata recentemente installata una nuova Tac.

Non se la passa bene il reparto di Anestesia e Rianimazione. Qui – ha ricordato Sulis – è stato sospeso l’ambulatorio di terapia del dolore e non sempre si garantisce la partoanalgesia. La carenza di organico colpisce pure Pediatria, Oncologia – che segue 450 pazienti in terapia attiva, mentre sono stati sospesi i follow-up degli altri pazienti oncologici – e Chirurgia.

In Oncologia sono oggi in servizio solamente tre oncologi coadiuvati da tre ematologi, compreso il facente funzioni. È a rischio il PDTA del colon retto. Per quando riguarda la Chirurgia, invece, il presidente dell’Ordine dei medici ha precisato che “tra gennaio e aprile i camici bianchi hanno svolto dai 30 agli oltre 60 turni, tra guardie e reperibilità numeri assolutamente fuori da ogni contesto. Si opera pertanto essenzialmente in urgenza. Dovrebbe arrivare un collega a luglio, ma per ora la situazione è questa”.

È sotto organico pure la Cardiologia, dove all’appello mancano cinque medici. Con le ferie si ridurranno gli ambulatori. In Emodinamica restano scoperte tutte le notti e il sabato pomeriggio e la domenica diurno e ovviamente notturno.

Di medici ne servirebbero pure in Psichiatria, dove ne sono rimasti cinque ed è arrivata una specializzanda. Secondo Sulis si rischia o la chiusura dei poliambulatori sul territorio o del reparto per poter garantire il funzionamento di almeno uno dei due.

Sta tornando ai numero pre-Covid il Pronto soccorso, con 90.000 accessi all’anno. Ci sono il primario, otto strutturati e una specializzanda. Da segnalare la presenza dei medici in affitto, che godono di un trattamento economico fino a tre volte superiore a quello dei colleghi assunti tramite concorso, con regolare specializzazione.

Gli ospedali di Ghilarza e Bosa. Il presidente dell’Ordine dei medici oristanesi Antonio Sulis si è quindi soffermato sulla situazione degli ospedali di Ghilarza e Bosa. Nel presidio del Guilcier è presente un punto di primo soccorso, gestito da operatori esterni, il “cosiddetto ospedale di comunità a prevalente gestione infermieristica con circa 15 posti letto in cui i medici prestano servizio qualche ora a settimana, con una radiologia che funziona per 6 ore al giorno, come il laboratorio, quando è aperto”. Qui è in corso la sostituzione della Tac con un nuovo macchinario “in un ospedale che non ha reparti”.

Gravi difficoltà pure a Bosa, dove, ha ricordato Sulis, “il Pronto soccorso è gestito prevalentemente nelle 12 ore diurne da medici di una cooperativa, la stessa che gestisce Ghilarza”. Nel reparto di Medicina, per 20 posti letto, i camici bianchi sono soltanto cinque, più il direttore. Il laboratorio è aperto solo di giorno e la Radiologia (tre medici) lavora 12 ore diurne e in reperibilità la notte, ma non può di norma fare esami con contrasto, “perché a Bosa c’è in servizio un solo anestesista-rianimatore che lavora di solito su cinque giorni la mattina”. Anche qui è presente una Tac installata nei mesi scorsi.

Antonio Sulis preside dell'Ordine dei medici oristano
Antonio Sulis

Il quadro della sanità nel resto della Sardegna.  Per Nuoro, stamane in Commissione regionale sanità è intervenuta Maria Giobbe dell’Ordine dei medici che ha portato al tavolo alcuni numeri dell’ospedale San Francesco: “Da circa sette anni l’ospedale è stato svilito e noi abbiamo denunciato questo fenomeno. L’organico del pronto soccorso era di 18 dirigenti medici ma oggi sono 5 più il direttore più 7 specializzandi, che non sono autonomi, più qualche “gettonista” per i codici bianchi. Quando ai medici di base in città erano 34 e oggi sono 15 ma peggio va nei paesi del territorio, dove non ce ne sono proprio. Dunque, il pronto soccorso del San Francesco ha dovuto caricarsi fatalmente le carenze della medicina di base”. Giobbe ha aggiunto: “Il reparto di Ortopedia non è più grado di operare ed effettua soltanto ambulatorio diurno; la chirurgia che pure ha festeggiato 500 interventi in robotica, è stata divisa in due: un reparto ha il direttore e un medico mentre l’altro ha un direttore e 4 specializzandi”. Problemi, carenze e disservizi anche nei reparti di Urologia e Geriatria mentre “gli ictus possono essere affrontati in Radiologia interventistica dalle 8 alle 14 dei giorni feriali. Altrimenti il paziente è dirottato dal San Francesco in altri ospedali”. Anche a Sorgono problemi seri: “Il chirurgo è presente soltanto tre giorni a settimana”.

In Ogliastra, all’ospedale di Lanusei, mancano gli infermieri (176 in servizio su una pianta organica di 228) e pure gli operatori socio sanitari: 85 su 100. Per non parlare dei medici di base, “del tutto assenti a Ulassai, Seui, Osini e Ussassai. La situazione sta diventando insostenibile”.

Il dibattito. Il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus ha sollecitato alla commissione “audizioni specifiche sulla condizione della pediatria, tanto a livello ospedaliero quanto territoriale” e si è detto contrario rispetto alla decisione dell’assessorato di reiterare il bando dei medici a gettone, “un’attività che sta creando discriminazione tra i medici”.

In conclusione la presidente Carla Fundoni ha ringraziato gli Ordini dei medici assicurando che si tratta del primo di una serie di incontri: “Sarà svolta sino in fondo la funzione di controllo sulle condizioni della Sanità sarda e anche sulla sanità carceraria, dove i problemi sono tutti drammaticamente amplificati. Daremo tutti, maggioranza e opposizione, il nostro massimo sostegno per migliorare le condizioni della sanità sarda, nella consapevolezza che esistono altri ambiti di competenza e riguardano l’assessorato. Il mio impegno è da medico, prima ancora che da consigliere regionale e da presidente di questo parlamento”.

La voce dei sindacati. La commissione Sanità ha proseguito con l’audizione di tutti i sindacati di medicina generale. Hanno iniziato a parlare Umberto Nevisco e Marco Puddu (Fimmg), che hanno sollecitato la digitalizzazione (“perdiamo tre ore al giorno a occuparci di burocrazia”) e corsi di formazione come in Friuli “per consentire ai medici di famiglia di effettuare ecografie”.

Il tema dell’ammodernamento tecnologico è stato introdotto da Luciana Cois (Cisl medici) mentre per la stessa sigla sindacale Giorgio Fiori è tornato a parlare della “inaccettabile discriminazione tra i medici che prendono tremila euro al mese per affrontare le vere emergenze e i “gettonisti” che ne prendono quindici al mese per fare codici bianchi e ricette”.

Anna Rita Ecca (Fmt) ha sollecitato alla commissione “incentivi che spingano i medici a scegliere aree rurali” mentre Simona Luconi (Smi) ha messo l’accento sui guai di Sorgono, dove “mancano 6 medici di famiglia e il 118 non ha quasi mai il medico a bordo e spesso saliamo noi”. Drastico il presagio di Luciano Congiu (Smi): “Noi medici di famiglia siamo una categoria in estinzione, guardateci oggi perché l’anno prossimo chissà quanti di noi saranno ancora in servizio. In Sardegna ci sono almeno 100 mila pazienti senza medico di famiglia ma, se non si interviene concretamente, saranno il doppio e anche il triplo nel giro dei prossimi cinque anni. Non troviamo sostituti per andare in ferie e nemmeno quando ci ammaliamo. La presenza dei “gettonisti” non ha fatto altro che aggravare il problema perché ha fatto capire ai giovani medici quanto vale davvero il nostro tempo lavorando fuori dal pubblico”. Eppure per Congiu non tutto è perduto: “Con tanti piccoli interventi, anche a costo zero, si potrebbe iniziare subito a risolvere problemi concreti. Basterebbe dare ai pazienti cronici una ricetta stabile dematerializzata. Invece una volta al mese vengono da noi per chiederci una ricetta di carta che gli consente di ritirare in farmacia le stesse medicine. Stessa storia per i panni: chi ne ha diritto oggi ne avrà diritto anche il mese prossimo e non serve a nulla che noi medici ci occupiamo di queste cose”.

Giovedì, 20 giugno 2024

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