"Nel carcere di Massama manca l'assistenza medica nell'arco delle 24 ore". La Uil scrive al provveditore - LinkOristano
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“Nel carcere di Massama manca l’assistenza medica nell’arco delle 24 ore”. La Uil scrive al provveditore

Una lettera per denunciare le difficoltà della polizia penitenziaria

Massama - carcere
Il carcere di Massama

Oristano 

Una lettera per denunciare le difficoltà della polizia penitenziaria

Nonostante le segnalazioni della direzione del carcere e dei sindacati, nel carcere di Massama non viene ancora garantita la presenza del medico per 24 ore. A renderlo noto è la Uil della polizia penitenziaria, che ha denunciato la presenza di un solo medico in servizio per poche ore al giorno e ha deciso di rivolgersi al provveditore regionale.

“Dalle informazioni in nostro possesso pare che le difficoltà a reperire i medici e gli infermieri”, scrive nella lettera Michele Cireddu, segretario regionale della Uil-Pa, “siano dovute a ragioni economiche, in quanto ci sarebbero degli incarichi extra penitenziari più appetibili che oltre a una miglior retribuzione, potrebbero esporre i professionisti a meno rischi professionali”.

“Intanto la polizia penitenziaria oltre a garantire la sicurezza all’interno dell’Istituto, deve comprendere quale scelta sia più opportuna quando un detenuto di un certo spessore criminale richiede un intervento medico. Non intendiamo annoiarla” ha aggiunto il rappresentante del sindacato, “ma desideriamo citare alcuni passaggi di quella che dovrebbe essere la missione dell’area sanitaria: “Il Servizio Sanitario è chiamato a garantire alle persone in stato di detenzione lo stesso diritto alla salute al pari dei cittadini in stato di libertà. Questo comporta nell’assicurare la tutela della salute mediante un sistema dell’offerta assistenziale in grado di saper accogliere e accompagnare la persona durante il periodo dello stato di detenzione, promuovendo la crescita delle capacità individuali affinché possa percepire appieno il “bene salute” e poi con più consapevolezza assumere le scelte necessarie per esercitare il proprio diritto alla salute”.

“Ed è opportuno anche evidenziare cosa prevedono l’ordinamento penitenziario ed il regolamento di esecuzione. Il medico del servizio sanitario garantisce quotidianamente la visita dei detenuti ammalati e di quelli che ne fanno richiesta quando risulta necessaria in base a criteri di appropriatezza clinica. L’Amministrazione penitenziaria assicura il completo espletamento delle attività sanitarie senza limiti orari che ne impediscono l’effettuazione”, ha proseguito il presidente Cireddu. “Enunciazioni chiare ma se, come nel caso di Oristano vengono meno perché di fatto non esiste più l’assistenza sanitaria, come deve comportarsi la polizia penitenziaria?”.

La situazione per il sindacato è preoccupante. “Nelle recenti interviste, abbiamo appreso che l’ASL sembra orientata ad attivare la telemedicina per il carcere di Oristano. Tuttavia, rimane il dubbio che senza la presenza fisica di medici e infermieri all’interno dell’istituto, tali iniziative rischino di rimanere solo delle dichiarazioni di intenti, prive di un effettivo riscontro pratico. Il servizio di assistenza sanitaria deve essere organizzato in modo tale da rendere una visita medica eseguibile senza alcun indebito ritardo. Allo stato attuale invece, se succede un evento drammatico, la lente di ingrandimento dell’autorità giudiziaria esaminerà inevitabilmente gli unici operatori presenti in quel momento, che sono ovviamente gli agenti della polizia penitenziaria. Sia ben chiaro, i nostri poliziotti non si tirano indietro e non lo faranno mai, ma senza linee guida per ovviare alle responsabilità che non sono di certo proprie, sono esposti inevitabilmente a rischi di natura penale e disciplinare”.

Mercoledì, 28 agosto 2024

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